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Oggi voglio raccontarti due storie. Due storie di due ragazzi che hanno affrontato un problema simile, il problema degli strumenti costosi per le proprie professioni.
Riepilogo Articolo - Luca Cazzaniga
Strumenti nell’arte
Siamo nel 1501 un ragazzo di 25 anni, di nome Michelangelo torna a Firenze, dopo aver realizzato La Pietà.
Michelangelo aveva voglia di fare e di entrare nella storia (possiamo dire che ci è riuscito), quindi si rimbocca le maniche e accetta una “sfida” commissionata dai consoli dell’Arte della Lana e dagli Operai del Duomo di Firenze.
Doveva realizzare un opera grandissima, con un pezzo di Marmo che era stato scartato da altri artisti: Agostino di Duccio e Bernardo Rossellino, un pezzo di marmo che secondo i due artisti, che avevano provato a lavorarlo, era troppo piccolo per realizzare un’opera così grande.
Michelangelo non si perse d’animo, non trova la scusa che non aveva il materiale giusto, l’attrezzatura giusta, la situazione giusta.
Si rimbocco le maniche e dopo circa 3 anni e poco prima dei suoi 30 anni realizzo un opera che è entrata nella storia dell’arte mondiale.
Riuscii a creare un’opera meravigliosa, da un qualcosa che è stato abbandonato e scartato da altre persone prima di lui, uno scarto.
Strumenti nella fotografia
La seconda storia è quello di un ragazzo americano della Skagit Valley, di nome Micheal Christopher Brown.
Micheal si è laureato in Psicologia e nel 2003 ha conseguito un Master in fotografia documentaria all’Università dell’Ohio.
Nella sua via Micheal ha sempre avuto lo scopo di diventare un fotogiornalista di successo, e nel tempo si è fatto largo in questo mondo.
Ha pubblicato su riviste universitarie, riviste sportive fino ad arrivare a pubblicare le proprie foto su Fortune, Newsweek, Time e National Geographic, pubblicazioni di tutto rispetto.
Ma la cosa più straordinaria che è capitata a Micheal è quella che è avventuta nel 2015, quando l’agenzia Magnum accetta la sua candidatura e fa entrare Micheal tra l’elite dei fotografi Magnum.
Questa storia sembra uguale a tante altre, quella di fotografi che studiano, fanno la gavetta, riescono a pubblicare su riviste importanti ed entrano a far parte dell’agenzia o una delle agenzie più importanti al mondo.
Si sembrerebbe la stessa storia di “tanti” altri. Ma c’è una particolarità, Micheal è un fotografo che scatta prevalentemente con un iPhone ed è il primo fotografo che entra a far parte dell’agenzia magnum con un portfolio con fotografie fatte con un iPhone.
Michael Christopher Brown lavora quasi esclusivamente con l’iPhone e alcune app che ha installato, in particolare Micheal usa Hipstamatic.
E no, non usa questo strumento per fare foto di backstage o foto di piacere. Usa l’iPhone per fare reportage veri e proprii; realizza interi servizi fotogiornalistici di alta qualità e di grande attualità, anche su temi molto forti come i reportage di guerra.
In un’intervista al Time del 2002 Michael spiega il perchè l’uso di un iPhone nei suoi servizi di fotogiornalista.
Micheal si è reso conto della potenzialità dello strumento iPhone, quando ha vissuto per due anni in Cina e viaggiando, come pendolare sui treni pieni di gente, aveva bisogno di uno strumento che lo rendesse discreto agli occhi delle persone, così da far uscire la parte più spontanea nelle fotografie scattate.
Così Micheal si è trasformato nel iPhone Photographer, avvicinandosi tantissimo alle persone, rendendolo invisibile agli occhi di tutti.
E diventa consapevole quando in Libia, gli si rompe la macchina fotografica e porta a casa un grandissimo lavoro solamente con il suo fidato iPhone
Perchè ho voluto raccontarvi queste due storie?
Perchè la fotografia come l’arte vanno realmente oltre agli strumenti che si hanno a disposizione. E vanno oltre al valore economico dello strumento che si utilizza.
Michelangelo ha creato qualcosa di incredibile, il David, con uno scarto. Micheal è diventato fotografo Magnum con qualcosa che molti non ritengono che faccia parte del mondo della fotografia, un cellulare.
Insomma quello che fa la differenza non sono gli investimenti costosi in attrezzature, si magari quelli possono darvi l’impressione di semplificarvi la vita, ma senza conoscenza, studio e preparazione la fotografia che realizzerete rimarrà sempre un po’ zoppa.
Conclusione
Fotografate quello che conoscete, e se non lo conoscete abbastanza e dovete fotografarlo imparate a conoscerlo.
Non si possono fotografare realmente gli animali se non si conoscono le loro abitudini, i loro “orari” e come avvicinarsi.
Non si possono fotografare al meglio le persone se non si conosce la fisionomia, se non si riesce ad aver empatia o se non si conoscono le dinamiche di relazione.
Per rispondere alla domanda del post, direi che non sono così determinanti nell’ottenere un’opera d’arte
E poi avete mai visto scritto a fianco delle grandi fotografie o delle grandi opere con quali strumenti sono state fatte?? Io solo quando è stato compiuto qualcosa di non ordinario
[…] Gli iPhone di ultima generazione sono equipaggiati di un comparto fotografico di tutto rispetto, e possono vantare tutta una serie di accessori che li rendono perfetti anche per un uso semi professionale. […]