In principio erano i pittori a rappresentare il cibo con le loro nature morte, una sorta di still life primordiale se conosci il genere. Il filo che lega questi mondi è la ricerca del colore, della forma e della composizione ma alla mera rappresentazione iconografica, la fotografia ha delineato un forte tassello evolutivo che ha cambiato incredibilmente l’appoccio e il gusto estetico.
Partendo dagli inizi, l’invenzione della macchina fotografica nel 1839 ha tracciato una pagina della storia, spingendo i fotografi a propendere per soggetti come volti e paesaggi per figurare il passaggio della società. È di questo periodo la foto di Joseph Nicéphore Niépce che è conosciuta come la prima fotografia Food della storia (1832) e che vede una semplice tavola imbandita con ciotola, pane e bottiglia di vino. Un’immagine talmente rustica che quasi cozza con le moderne fotografie Food. È intorno agli anni ’30 e ’40 che si scoprì un interesse vivo nei confronti del cibo, anche come semplice illustrazione dei comuni libri di cucina.
La fotografia food era strettamente correlata alla fotografia pubblicitaria e per lungo tempo le loro strade si sono incrociate, fino a sedimentare una loro identità unica e distintiva.
Riepilogo Articolo - Luca Cazzaniga
Che cos’è la fotografia food?
La fotografia Food è uno dei settori fotografici più amati e seguiti, la sua popolarità è seconda solo a quella dei selfie e non sorprende capire il perché. È l’arte di fotografare il cibo e immortalare l’anima del piatto, così che il tuo cervello possa sentirne il profumo, apprezzarne l’impiattamento e desiderare ardentemente mangiarlo. Sembra incredibile ma la Food Photography riesce a smuovere delicati meccanismi mentali e veicolare il tuo appetito in maniera immediata.
Quante volte hai visto una fotografia di una torta che ti ha ricordato episodi d’infanzia? Non è vero che basta guardare un’immagine di un dolce natalizio per suggerirne l’atmosfera festosa al cervello? La fotografia Food, quando realizzata bene, diventa un forte strumento capace di trascinare la mente in un vortice di sensazioni ma non tutti riescono a farlo.
In un contesto professionale e con Budget medio alti, esiste la figura dell’art director, del fotografo, del food stylist e di uno stuolo di assistenti pronti a lavorare per ottenere lo scatto perfetto. Ovviamente devi considerare che il cibo non è un materiale morto e potrebbe essere difficile scattare foto a un gelato tendente allo scioglimento o a un’insalata soggetta al processo di ossidazione. Il fotografo food deve conoscere i tempi utili di ciascun cibo e utilizzarli a regola d’arte per ottenere un buon risultato. Spesso, come fotografo food atipico, sono spinto a fare tutto da solo: dalla preparazione del piatto alla creazione del set, lasciandolo padrone di gestire tutte le varie fasi creative (di necessità virtù).
“La mia mission è quella di trasmettere cultura della fotografia food per le medio piccole attività, come può essere la tua”
Un aspetto da non sottovalutare è la presenza di trucchetti e alterazioni chimiche per facilitare la fotografia Food. È necessario sensibilizzare su questo argomento perché è impossibile diventare un fotografo Food senza avere la passione per il cibo e un profondo rispetto per esso.
Dimostrando amore per la cucina e tutti i suoi aspetti riuscirai a differenziarti dalla massa e a imprimere il tuo stile personale allo scatto.
La fotografia Food che amo è minimalista perché è nell’essenziale che si nasconde l’essenza. Il mio approccio non è standardizzato ma flessibile in base al piatto che ho davanti. Posso scattare una silhouette in bianco e nero con ombre dure o cercare la massima luminosità che doni colore e aria allo scatto finale; lascio che sia il mio intuito a guidarmi nello shooting affinché il risultato possa solleticare il tuo appetito senza alcun preambolo.
La fase iniziale è catartica affinché una fotografia Food sia efficace: la scelta di una composizione “morbida” o lineare, l’accostamento dei colori, la linea selezionata per suggerire un’idea in particolare. Bisogna avere dimestichezza con queste dinamiche per giungere all’obiettivo.
Se riuscirai nell’intento avrai dato vita alla metafora delle “Madeleine de Proust”, una delle più celebri riflessioni letterarie in cui lo scrittore si rende protagonista di una memoria involontaria. Grazie a dei piccoli dolcetti (le Maddalene) Marcel Proust ha un vivido ricordo della sua infanzia e ne scrive con una lucidità invidiabile. Questo fenomeno è conosciuto come trigger sensoriale ed è descrivibile come un segnale di input che viene captato dalla mente e permette di rivivere un’esperienza globale, dai profumi alle emozioni vissute.
La fotografia Food è uno dei trigger sensoriali più forti, capace di accendere lo spettatore con un solo sguardo.
Che sia felicità o tristezza, tutto può essere racchiuso in un cibo e la Food Photography lo sa.
Difficoltà nella fotografia food
Se hai del tempo per fare zapping, concediti una riflessione e conta tutti i programmi di cucina che verranno trasmessi. Rappresentano una grossa fetta del palinsesto TV, segno dell’interesse suscitato negli spettatori. Adesso raggiungi una biblioteca e guarda quanti libri di cucina sono corredati da fotografie Food professionali e ben realizzate. Esatto, sono centinaia. Infine, fai un giro nel centro e osserva quanto siano pieni i ristoranti in cui si mangia bene. C’è una ragione per cui lo spettatore guarda un programma di cucina, acquista il libro meglio illustrato e spende denaro per una cena gourmet: l’amore per il cibo. Questa passione è complicata da spiegare ma smuove tutte le cose e le rende intense.
La difficoltà della fotografia è proprio questo: fungere da filo conduttore tra il fotografo e il cliente. Come rendere un’immagine, che originariamente coinvolge solo la vista, un qualcosa capace di essere apprezzata da tutti e cinque i sensi?
La vista per apprezzare la forma e riconoscere il piatto, l’olfatto per riuscire quasi a captarne la fragranza, l’udito perché il rumore delle posate, la masticazione e il rumore Crunck di alcuni alimenti è parte integrante del piacere, il gusto per assaporarlo e il tatto per apprezzarne la consistenza. Tutto questo può partire da una singola fotografia ben fatta e che suggerisca le giuste informazioni.
Se la fotografia di un dessert è bella e invitante ma non esplica chiaramente che trattasi di un dolce freddo, il cliente potrebbe essere deluso perché la sua mente lo aveva preparato a tutt’altro. Sensazioni come il freddo o il caldo devono essere simboleggiate in modo evidente dal fotografo in fase di shooting, pena la perdita di vista del suo obiettivo.
La fotografia Food e il concetto di Food Porn
Spesso, nel guardare la home Instagram o Facebook, sarai incappato nell’hastag “foodporn”. Nonostante la forte popolarità social, il termine è stato coniato nel 1984 da Rosalind Cowards con lo scopo di rappresentare un cibo perfetto, realizzato seguendo tutti i crismi e le regole della ricetta.
Con il tempo questa terminologia ha mutato aspetto, legandosi più al concetto di eccesso e junk food, piuttosto che all’aspetto filosofico della preparazione.
Pioniere di questa evoluzione è Michael Jacobson che nel suo libro “Food Porn vs Right Stuff” ha utilizzato il vocabolo come contrapposizione alle regole di corretta alimentazione.
Un cibo grassoso, ipercalorico e tremendamente buono (ma fuori dagli standard di salute o normalità) è coerente con l’idea stessa di pornografia intesa come stimolo visivo, simbolo del piacere più intenso e fuori dall’ordinario.
Altri ancora credono sia stato Roland Barthes a usare per la prima volta il termine, intendendo semplicemente quel fenomeno capace di stimolare fantasie allo spettatore che non può permettersi di cucinare quel determinato cibo.
Qualunque sia la sua origine, sono i social media ad aver causato la rapida diffusione del Food Porn, ogni giorno vengono postate milioni di foto da individui smaniosi di mostrare cosa stanno mangiando o quanto sia buono un determinato piatto.
Il fenomeno è ampiamente documentato da blog che raccolgono continuamente foto di persone nell’atto di fotografare i loro piatti (ad esempio Pictures of Hipsters taking Pictures of Food) o di artisti che hanno utilizzato questo modus operandi per proporre un progetto interessante, come David Schwen e il suo “Pantone Pairing” che abbina i colori del Pantone a quelli del cibo raffigurato.
Ma perché tutti vogliono informare gli altri di ciò che stanno mangiando?
La spiegazione è molto intuitiva quanto banale: semplice edonismo.
La ricerca del piacere e il suo raggiungimento sono i traguardi quotidiani per milioni di persone che vogliono sentirsi apprezzati e glorificati nel loro Io.
Nel caso del Food Porn, in particolare, non è il piacere ma la sua attesa a diventare il fine. Ecco perché non vedrai mai fotografie di un cibo consumato a metà o di un piatto vuoto. Sono il desiderio e l’anticipazione a decretare il suo fascino, il voyeurismo intrinseco che fa pregustare il piatto allo spettatore e lo indurrà a fantasticare su di esso. Che sapore avrà? Quella morbida crema riempirà il palato di una nota dolce? E quel bacon croccante che contrasta con il panino morbido?
Il Food Porn ha introdotto un nuovo modo di vivere e concepire il cibo: guardarlo, desiderarlo ma non viverlo nella vita reale.
Il valore della fotografia Food
La Food Photography è una categoria fotografica come qualsiasi altra e ne segue tutti i canoni: deve raccontare in primis, altrimenti non ha alcuna funzionalità.
Il fotografo specializzato in questo genere potrebbe sentirsi sottovalutato, specialmente da quelle aziende nel campo dell’ospitalità e della ristorazione. Queste ultime dovrebbero piuttosto guardare con interesse alla sua figura per avere pieno successo nel settore.
Quante volte hai scelto un ristorante nuovo in base alle fotografie del menù o una vacanza in un Paese sconosciuto attratto da una certa compatibilità gastronomica?
Una buona fotografia Food sarà in grado non solo di adempiere ai suoi scopi illustrativi ma diventerà un mezzo di comunicazione, capace di raccontare una storia e catalizzare l’attenzione del cliente come una musica ammaliante; senza considerare la potenzialità nel supportare il pregio e il valore di un determinato marchio.
La Food Photograpy è arte, tecnica e abilità professionale. La troverai nel menù di un ristorante o in una rivista in edicola, la scorgerai in un libro o su una confezione alimentare, farà capolino da uno spot promozionale o in un volantino. I campi di applicazione sono infiniti e coinvolgono una serie di protagonisti: dai ristoranti ai nutrizionisti, dai bar alle aziende agricole.
Il fine è trovare nuovi clienti o dare profondità e contestualizzare i prodotti.
Non credere che solo le foto di piatti pronti possano essere definite Food, anche quelle di preparazione possono fungere da elementi informativi e stimolare la fantasia di un potenziale cliente. Un pizzaiolo che lancia in aria la pizza è un’immagine tradizionale sempre apprezzata così come quella di uno stabilimento che produce una linea di prodotti gastronomici.
Ogni progetto può essere personalizzato in base alle esigenze del committente, affinché il risultato sia coerente con lo spirito aziendale.
Infine, mai dimenticare la creatività come fattore caratterizzante in un fotografo Food: i lavori devono essere diversi perché tali sono i cibi. Uno scatto di una torta avrà un approccio completamente differente rispetto a quello dei frutti di mare. Ovviamente è l’esperienza a fare la differenza.
Ci sono comunque delle tecniche utili e interessanti da poter utilizzare durante gli shooting come l’uso di un ferro da stiro per raffigurare il fumo (il piatto si raffredderà velocemente quindi bisogna utilizzare dei metodi alternativi per instillare la sensazione di un piatto caldo) oppure usare degli stuzzicadenti per tenere ferme le patatine all’interno di una confezione e donare un aspetto finale molto più ordinato e preciso.
Discorso a parte merita la post produzione della Food Photography in quanto deve essere il più leggera possibile onde evitare cambiamenti cromatici evidenti e che distorcerebbero l’idea stessa del piatto.
Ritornando al discorso aziendale e alla figura sottovalutata del fotografo Food, vedrai spesso dirigenti reticenti che preferiranno scattare foto con il cellulare (senza sapere come farlo al meglio) o che contratteranno sul prezzo dello shooting.
In un’era multimediale in cui chiunque può acquistare una macchina fotografica full HD economica, è difficile dare il giusto merito al fotografo specializzato ma sono i risultati a parlare.
Un inesperto non sarà mai capace di ottenere una fotografia Food professionale non perché non ne abbia le potenzialità ma perché non ha l’esperienza e la tecnica necessaria per finalizzare il suo scopo.
Conclusione
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